L’Unione europea e la sua eurozona ripiombano nell’incubo caro-bollette e caro-energia. Lo stop al contratto che permetteva al gas russo di transitare nell’Ue attraverso l’Ucraina non è solo fonte di tensioni politiche tra Kiev e Bratislava ma pure motivo di preoccupazione per la Banca centrale europea, che inizia a guardare con rinnovato assillo ai listini del gas. “Dalla riunione del Consiglio direttivo di ottobre i prezzi del gas europeo sono aumentati del 17,7%, spinti sia da fattori di domanda che di offerta”, rileva il bollettino economico mensile della Bce. “Dal lato dell’offerta – si precisa – l’aumento può essere in gran parte attribuito all’imminente scadenza dell’accordo di transito del gas tra Ucraina e Russia alla fine del 2024”.
Il bollettino nel complesso è un insieme di avvertimenti e richiami non proprio nuovi: tensioni geopolitiche, incertezze che possono incidere sui ritmi di crescita, gli interrogativi legati al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, l’invito alle riforme per i governi dell’eurozona. L’unico elemento certamente nuovo e più di stretta attualità è l’attenzione prestata ai prezzi dell’energia. Anche perché l’andamento spazza via tutti i calcoli condotti a Francoforte fin qui. I miglioramenti, per quanto prudenti, attesi per il nuovo anno erano auspicati “sulla base delle ipotesi di calo dei prezzi del petrolio e del gas” che non ci sono più.
Nel bollettino economico non si fa riferimento a fenomeni speculativi, ci si limita a notare una fluttuazione verso l’alto di listini che potrebbero avere ripercussioni serie per l’economia e la produttività dei Paesi Ue con la moneta unica. Nuovi aumenti delle bollette rischiano di incidere negativamente sui consumi delle famiglie, così come sui costi di produzione industriale. Senza contare il rischio di nuove spirali inflattive.
La presidente della Bce, Christine Lagarde, nel discorso di inizio anno, ha chiarito come il 2025 voglia essere l’anno in cui l’inflazione si stabilizzi al 2 per cento, obiettivo che può essere rimesso in discussione sulla scia dell’impennata dei prezzi del gas. Non sorprende dunque l’attenzione della Bce per l’evoluzione sul mercato del gas, su cui grava anche un inverno più rigido delle attese e rinnovabili che le attese invece le hanno tradite.
“Dal lato della domanda, la riduzione della produzione di parchi eolici a novembre in Europa ha portato a una maggiore dipendenza dalla generazione di energia a gas”, continua il bollettino economico. “Ciò, unito al freddo, ha ridotto significativamente i livelli di stoccaggio del gas in tutta Europa, contribuendo ulteriormente all’aumento dei prezzi del gas”.
Per quanto riguarda il differenziale sui titoli di Stato tedeschi, il bollettino sottolinea come “è divenuto positivo, per la prima volta dal 2016, mentre l’annuncio di elezioni anticipate in Germania non ha avuto un effetto rilevante. Variazioni di maggiore rilievo sono state osservate per il rendimento dei titoli di Stato decennali francesi, aumentato di circa 5 punti base, in un contesto caratterizzato dall’incertezza sulle prospettive di bilancio del paese, e che ha ampliato di 30 punti base il differenziale rispetto al tasso OIS a dieci anni. Gli effetti di propagazione in Grecia, Spagna, Italia e Portogallo sono stati comunque limitati, grazie a un migliore clima di fiducia che ha caratterizzato le attese relative al bilancio in alcuni di questi paesi. Nel complesso, il differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato e il tasso OIS si è ridotto di 9 punti base per l’Italia, ampliandosi invece di 4 e 6 punti base, rispettivamente, per Portogallo e Spagna“.