Cina reagisce a Trump: dazi del 34% su merci Usa. Controlli su terre rare

Pechino denuncia gli Stati Uniti al Wto. Il presidente Usa: "Se l'è giocata male, si è fatta prendere dal panico:

Alla vigilia dell’entrata in vigore dei dazi reciproci base (del 10%) imposti da Donald Trump su tutte le importazioni negli Stati Uniti, Pechino alza il livello della guerra commerciale. Come aveva promesso la Cina  ha risposto all’assalto Usa con la stessa moneta: dal 10 aprile, le merci americane saranno colpite da tariffe pari al 34%, che vanno ad aggiungersi a quelle stabilite nelle settimane scorse in occasione dei primi provvedimenti della Casa Bianca (circa il 20%, a seconda delle categorie commerciali). Non solo: Pechino, spesso nel mirino per le sue pratiche scorrette, ha annunciato di aver fatto ricorso presso il Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, contro gli Stati Uniti. “La Cina ha presentato un reclamo ai sensi del meccanismo di risoluzione delle controversie del Wto”, ha affermato il ministero del Commercio di Pechino in una nota.

Ieri il ministero del Commercio aveva bollato come “un atto di bullismo unilaterale” l’annuncio dei dazi da parte dell’amministrazione Trump, esortando Washington a rimuoverli “immediatamente” e a risolvere eventuali controversie attraverso un “dialogo equo e paritario” con i partner. In risposta, il presidente americano ha parlato di una “crisi di panico” della Cina, continuando a mostrare indifferenza alla crisi dei mercati finanziari che l’annuncio dei dazi hanno scatenato. “La Cina ha giocato la partita sbagliata, è andata nel panico: è l’unica cosa che non può permettersi di fare“, ha scritto a caratteri cubitali Trump sulla sua piattaforma Truth Social, prima di dirigersi al suo golf club in Florida.

I nuovi dazi doganali risultano infatti particolarmente punitivi per la Cina (che, già presa di mira in precedenza, vedrà le imposte complessive sui suoi prodotti raggiungere il 54%), la Cambogia (+49%), il Vietnam (+46%) e il Bangladesh (+37%). Il governo degli Stati Uniti aveva avvertito i suoi partner commerciali di non applicare ritorsioni sui dazi doganali, rischiando di incorrere in ulteriori sovrapprezzi sui loro prodotti in entrata negli Stati Uniti. Invece, oltre ai dazi e al ricorso al Wto, Pechino ha ulteriormente alzato la posta annunciando anche controlli sulle esportazioni di terre rare, tra cui il gadolinio, utilizzato in particolare nella risonanza magnetica, e l’ittrio, impiegato nell’elettronica di consumo. Risultato? I future sul rame hanno perso il 4,7% a 4,6 dollari per libbra, segnando una perdita settimanale del 10,2%.

Inoltre, la Cina ha inserito 16 aziende americaneche mettono a rischio la sua sicurezza nazionale e i suoi interessi” nella lista di controllo delle esportazioni. Stando a quanto precisato dal ministero del Commercio, a partire da oggi l’esportazione di articoli a duplice uso da parte di queste aziende, tra cui High Point Aerotechnologies, Universal Logistics Holdings, Inc. e Source Intelligence Inc., sarà vietata, mentre tutte le attività di esportazione in corso dovranno essere immediatamente interrotte.

Una strada diversa sembra aver preso il Vietnam. Sempre su Truth il presidente americano ha fatto sapere di avere avuto una conversazione telefonica “molto produttiva” con To Lam, segretario generale del Partito Comunista, il quale gli avrebbe paventato la volontà del Paese di “ridurre le sue tariffe a zero” se riuscirà a raggiungere un accordo con gli Stati Uniti. “L’ho ringraziato a nome del nostro Paese e gli ho detto che non vedo l’ora di incontrarlo nel prossimo futuro”, ha scritto Trump.