Trump annuncia dazi reciproci dal 5 aprile: 20% a Ue. Da oggi 25% su auto importate

Dalla Casa Bianca il presidente Usa annuncia la metà dei dazi reciproci imposti dagli altri Paesi: 34% alla Cina, 24% per il Giappone

Sono ufficialmente entrate in vigore oggi le tariffe degli Stati Uniti sulle automobili importate, alimentando le tensioni commerciali con i partner chiave in mezzo ai crescenti timori di aumenti dei prezzi al consumo. I dazi del 25% voluto dal presidente Donald Trump sono scattati alle 00:01 americane (le 6:01 in Italia) sulle auto e sui camion leggeri di fabbricazione estera, con i pezzi di ricambio per automobili che saranno colpiti entro il 3 maggio, secondo un avviso del Federal Register.

Ma Trump non si è fermato qui. Tariffe di almeno il 10% per tutti i Paesi a partire da sabato, un ulteriore 34% per la Cina, il 20% per l’Unione Europea. Nel pomeriggio americano di ieri il presidente ha annunciato una valanga di nuovi dazi doganali, determinato a invertire la rotta del commercio internazionale. Si prevede che con queste nuove ‘tasse’ alle importazioni arriveranno centinaia di miliardi di dollari all’anno al governo federale degli Stati Uniti.

Aveva annunciato che il 2 aprile sarebbe stato il “giorno della liberazione” per gli Stati Uniti. E così è stato. Anzi, con la firma degli ordini esecutivi sui nuovi dazi ‘reciproci’, pressoché universali a circa 60 Paesi, Trump ha firmato “una nuova dichiarazione di indipendenza economica”, come ha lui stesso annunciato nella conferenza stampa nel giardino delle rose  situato fra lo Studio Ovale e la West Wing  nella Casa Bianca. “Il ritorno dell’America all’età dell’oro – ha ribadito – Recupereremo molta della ricchezza scioccamente ceduta ad altri in passato”.

A partire da sabato 5 aprile alle 6:01 i prodotti in entrata negli Stati Uniti saranno soggetti a un dazio doganale aggiuntivo del 10% (più precisamente del 10% dei punti percentuali), secondo il decreto presidenziale. “Dazi reciproci del 10 per cento per tutti. E qualcosina di più, dazi addizionali, per chi è stato scorretto con noi”, ha spiegato con tanto di tabellone. Infatti, alla stessa ora del 9 aprile, decine di Paesi saranno presi di mira da sovrapprezzi personalizzati, basati sui calcoli dei team del governo statunitense: 34% per la Cina, 20% per l’Unione Europea, 46% per il Vietnam, 24% per il Giappone, 26% per l’India e 31% per la Svizzera, 10’% per il Regno Unito. Tutte queste tariffe, ovviamente, si aggiungono a quelle già in vigore negli Stati Uniti prima del ritorno di Donald Trump al potere. Per quanto riguarda la Cina, la cifra è più alta, ha dichiarato la Casa Bianca all’AFP: il 34% si somma al 20% introdotto dall’insediamento di Trump, raggiungendo un astronomico 54%. “Rilancerò il sogno americano di cui nessuno parla ormai più, generando miliardi e miliardi di dollari che ridurranno le nostre tasse e saneranno il nostro debito”, ha affermato.

La Casa Bianca ha poi annunciato in serata che alcune categorie non sono state colpite da questa ondata: lingotti d’oro, prodotti farmaceutici, semiconduttori, rame, legname da costruzione, prodotti energetici e persino minerali non presenti sul suolo americano. L’acciaio, l’alluminio e le automobili non sono soggetti a tariffe aggiuntive, ma sono soggetti ad altri supplementi. I vicini degli Stati Uniti, Canada e Messico, coperti da un accordo di libero scambio, sono soggetti a un regime specifico: i prodotti canadesi e messicani conformi ai termini dell’accordo non sono attualmente soggetti a nuove tasse. Tutti gli altri sono stati soggetti a tariffe fino al 25% da marzo. Anche altri Paesi (Bielorussia, Cuba, Corea del Nord, Russia) non sono inclusi nell’elenco pubblicato ieri perché sono soggetti alle sanzioni statunitensi, che bloccano già qualsiasi commercio significativo, ha spiegato la presidenza.

Inoltre, già il 12 marzo, il governo degli Stati Uniti ha imposto un dazio aggiuntivo del 25% sull’acciaio e sull’alluminio importati, indipendentemente dalla loro origine. Dal 4 aprile l’applicazione di queste tasse è stata estesa anche alle birre vendute in lattine di alluminio. A partire da oggi, come detto, sulle auto importate verrà imposto un dazio doganale aggiuntivo del 25%. Si prevede che tasse simili sui ricambi auto entreranno in vigore entro il 3 maggio.

Anche il caso della Cina è unico: alla tariffa del 25% su acciaio, alluminio e automobili si aggiunge il sovrapprezzo del 20% imposto dagli Stati Uniti sui prodotti cinesi da febbraio, il che significa che le automobili e i metalli provenienti dalla Cina devono pagare dazi doganali aggiuntivi del 45%. L’ultima ondata annunciata ieriì (+34%) non aumenterà il totale.

Il legname da costruzione, il rame, i semiconduttori e i prodotti farmaceutici sembrano per oraa essere sfuggiti all’impennata di ieri ma sono in realtà nel mirino di Donald Trump. Il presidente americano ha anche minacciato dazi doganali punitivi per i paesi che acquistano petrolio russo o venezuelano. Infine ieri Trump ha anche firmato un ordine esecutivo che annulla, a partire dal 2 maggio, l’esenzione dai dazi doganali per i piccoli pacchi inviati dalla Cina, un meccanismo che ha consentito ai giganti cinesi dell’e-commerce Shein e Temu di espandersi negli Stati Uniti.