Guerra russa in Ucraina, ma soprattutto rapporti economici e commerciali. Sono iniziati i preparativi per la riedizione del formato trilaterale Ue-Cina-Francia andato in scena nell’aprile del 2023 a Pechino, che il 6 maggio si terrà a Parigi e porterà di nuovo allo stesso tavolo il presidente francese, Emmanuel Macron, la numero uno della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente della Cina, Xi Jinping. Con uno dei dossier più scottanti per i rapporti tra le due parti a rendere imprevedibili gli esiti dell’incontro: le indagini Ue sui sussidi statali per i veicoli elettrici.
“Non è la prima volta che vediamo un incontro in questo format”, ricordano i portavoce dell’esecutivo Ue, spiegando alla stampa che tra i temi in agenda a Parigi ci saranno “questioni chiave che sono vitali per l’Unione Europea per quanto riguarda le relazioni con la Cina“, tra cui “la guerra russa contro l’Ucraina e la situazione geopolitica attuale”, ma anche “le relazioni commerciali ed economiche sono alte nell’agenda”.
Non è un caso proprio il presidente francese Macron si è incontrato in modo informale a Parigi con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, per cercare un confronto onesto sui rispettivi approcci nei confronti di Pechino, prima dell’inizio del tour europeo di Xi Jinping. Lo scorso 16 aprile la visita del cancelliere tedesco in Cina aveva sollevato alcune perplessità, non tanto per la visita in sé quanto per la decisione di non affrontare con la controparte cinese i due temi più spinosi per i Ventisette. In primis le indagini di Bruxelles su una serie di beni ampiamente sovvenzionati dallo Stato cinese che rischiano di turbare il Mercato unico dell’Unione: uno su tutti le auto elettriche, per cui la Commissione Ue potrebbe imporre dazi provvisori nel caso in cui siano riscontrate sovvenzioni illegali lungo le catene del valore dei veicoli elettrici a batteria in Cina. È passato un anno dal trilaterale Macron-von der Leyen-Xi Jinping a Pechino, ma la strategia di de-risking dell’Ue dalla Cina sembra essere appena alle battute iniziali.
“Dobbiamo affrontare le soluzioni attraverso il dialogo e la diplomazia” e puntare su “una strategia di de-risking, cioè focalizzarci sui rischi specifici, ma anche apprezzare il fatto che la grande maggioranza dei beni e servizi è priva di rischi”, aveva sottolineato prima e durante il vertice di Pechino la numero uno della Commissione Ue, partendo dall’analisi sui rapporti Ue-Cina divenuta paradigmatica per l’approccio che si vorrebbe seguire a Bruxelles: “Alcune dipendenze commerciali sollevano dei rischi significativi e sappiamo che per alcuni la conseguenza è sganciarsi dalla Cina, ma io dubito che questa sia una soluzione desiderabile o percorribile“.
Senza dubbio la questione dei potenziali sussidi anti-concorrenziali – anche nel settore delle turbine eoliche e dei dispositivi medici – non può non essere considerata come il fattore che può creare più frizioni con la controparte cinese, ma allo stesso tempo anche come la cartina tornasole della solidità dell’Unione nell’affrontare una bilancia commerciale che pende nettamente verso Pechino. Negli ultimi dieci anni si è assistito a un graduale squilibrio, con il deficit commerciale dell’Unione che si è più che triplicato e ha quasi raggiunto i 400 miliardi di euro nel 2022.