Bioenergy Europe: “Target ambientali a rischio senza biomasse e bioenergie”

L'industria della bioenergia ha il vantaggio di essere molto diversificata, quindi sarebbe necessario un approccio maggiormente olistico verso il settore, ha evidenziato l'Associazione

biomasse

Trascurare il contributo di biomasse solide e bioenergie nella corsa alla riduzione della dipendenza energetica è rischioso e manca di visione. Lo sottolineano in una lettera aperta ai vertici dell’Unione europea oltre 500 imprese e realtà del settore, tra cui Aiel, EBS e Fiper, rappresentate da Bioenergy Europe.

Nel piano operativo europeo REPowerUE, infatti, il riferimento alle bioenergie è limitato a un solo paragrafo, in cui ne viene riconosciuto il “contributo nel mix energetico rinnovabile (pari a circa il 60%)” e viene previsto un “aumento moderato ma costante del settore al 2030”.

In realtà “l’industria della bioenergia ha il vantaggio di essere molto diversificata, quindi sarebbe necessario un approccio maggiormente olistico verso il settore”, evidenzia Bioenergy Europe, sottolineando come, negli ultimi mesi, il comparto sia diventato sempre più competitivo: “Dalla produzione elettrica all’industria, dai trasporti all’agricoltura, questa forma di energia continuerà a crescere”. Le biomasse solide hanno un potenziale ancora poco sfruttato e fornirebbero un importante vantaggio, non solo in termini energetici ma anche economici e sociali, grazie alla logica di economia circolare con cui operano.

La sottovalutazione da parte della Ue al comparto va a scapito dello sviluppo di queste fonti rinnovabili. “Si sta perdendo l’occasione di tutelare e utilizzare i vantaggi di una forma di energia come quella delle biomasse solide, per produrre la quale esiste già un parco di centrali in grado di garantire continuità della produzione elettrica nel rispetto della sostenibilità ambientale“, sottolinea il presidente di EBS, Antonio Di Cosimo.

La bioenergia è una delle poche soluzioni già disponibili per andare verso la decarbonizzazione del comparto del riscaldamento. Secondo la direttrice generale di AIEL, Annalisa Paniz, “l’economia forestale in Italia è ampiamente sottoutilizzata”. Lo dimostra il raddoppio della superficie forestale nazionale negli ultimi 50 anni e i livelli di prelievo dell’incremento legnoso annuo compresi tra il 18 e il 34%, molto bassi se confrontati con la media europea che si attesta sul 62%. “C’è ampio spazio per la valorizzazione energetica della risorsa legnosa attraverso l’adozione di un sistema di gestione forestale sostenibile che coniughi la multifunzionalità del bosco e la creazione di filiere produttive del legno“, la sottolineatura della direttrice di AIEL.

La filiera del legno è il tema preso in considerazione anche da Walter Righini, presidente FIPER, Federazione di Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili. Per rivitalizzare il settore, “occorre puntare sull’impiego delle biomasse legnose a fini energetici in una prospettiva di economia circolare e di redistribuzione del reddito nelle aree interne e periferiche”. Un investimento in quest’ottica significherebbe favorire il tessuto produttivo del made in Italy.