“L’Abruzzo che io conosco è quello della montagna. Gli abruzzesi di montagna sono persone orgogliose, cocciute, ma anche cortesi, però in fondo nutrono molti sospetti nei riguardi dei non locali. Solo dopo anni, dopo averti soppesato e conosciuto, ti accettano come amico. In quel caso diventano generosi e affettuosi. Ora io ho molti amici e sento fiducia e affetto nei miei riguardi”. Lo dice la scrittrice Dacia Maraini, commentando i risultati delle elezioni regionali. Poi aggiunge nell’intervista a La Stampa: “L’Abruzzo, sopratutto quello delle montagne, è sempre stato una regione povera e quindi poco interessante per chi vuole guadagnare. Ma hanno sempre stupidamente sottovalutato l’enorme ricchezza dei boschi centenari, dell’acqua sorgiva. Tutte le valli intorno ricevono legna e acqua pulita dagli Appennini. Nell’immaginario collettivo è la terra dei pastori che facevano una vita dura e primitiva. Ma si tratta di una visione antica e ormai tramontata. Nei paesi si crea e cresce un bellissimo fermento culturale a cui bisognerebbe dare spazio e riconoscibilità”. E ancora: “Le alte montagne hanno reso difficile per secoli l’arrivo a certi bellissimi paesi degli Appennini. Ora però le cose sono cambiate. Le strade rendono più facile l’accesso e lo scambio. Quello che manca è la voglia di investire sulle grandi ricchezze naturali che sono garanzie per il futuro. Le ricchezze naturali non vanno però disgiunte dall’attenzione nei riguardi dei mezzi tecnologici moderni. È assurdo per esempio che da Pescasseroli non ci sia un mezzo che direttamente colleghi Roma col paese”.