L’acciaieria di Piombino tornerà a produrre dopo 10 anni di inattività, raccogliendo l’eredità dell’Azovstal di Mariupol, proprietà del gruppo ucraino Metinvest. Come riporta La Stampa era uno dei più grandi complessi siderurgici d’Europa, distrutto nel 2022 dall’invasione russa. Ora ripartirà in Italia, dove a inizio luglio Metinvest Adria – joint venture tra Metinvest e Danieli – ha firmato con il governo un accordo di programma da 2,5 miliardi per il rilancio del polo. “Le importazioni di semilavorati in lamiera in Italia superano i 6 milioni contro una media Ue di 300mila tonnellate: il nostro Paese era il mercato giusto. In più, Metinvest è già presente con due stabilimenti, a San Giorgio di Nogaro e a Verona. Inizialmente Danieli ha pensato al Friuli ma l’idea non era praticabile. Allora siamo andati dove ho sempre immaginato l’impianto. Piombino ha la banchina, ha una storia nella produzione d’acciaio, c’erano già collegamenti elettrici e linee di alimentazione del gas. Sul piano tecnico, è la soluzione migliore”, spiega l’ad Luca Villa.
La produzione sarà di 2,7 milioni di tonnellate di acciaio all’anno con materie prime ucraine e rottami esteri: “Gli accordi con Usa sono su minerali nobili, estranei al nostro ciclo. Produciamo ghisa dal materiale delle nostre miniere. Per il resto, oggi l’Europa esporta 18 milioni di tonnellate di rottame e al 2030 salirà a 25 milioni di tonnellate. Non attingeremo al rottame del Nord Italia, lo importeremo perché possediamo una banchina”. Poi c’è il problema del costo dell’energia in Italia: “Compenseremo con costi inferiori sulla materia prima e un mercato molto ampio. Pagheremo un po’ di più forse l’energia, ma il nostro impianto sarà anche estremamente efficiente”. E ‘verde’: “Tra le misure di compensazione, bonificheremo un’area con 800mila metri cubi di rifiuti. Poi, Piombino oggi è una città fantasma, con 1.500 persone in cassa integrazione. L’idea di riattivare un processo industriale all’avanguardia è un’occasione sociale, ambientale, di sviluppo. Assumeremo 1.100 persone, con un rapporto di 1 a 3 sull’indotto”.