“Nel 2020 l’85% circa del prelievo deriva da acque sotterranee (48,9% da pozzo e 35,8% da sorgente), il 16,1% da acque superficiali (9,6% da bacino artificiale, 5,0% da corso d’acqua superficiale e 0,5% da lago naturale) e il restante 0,1% da acque marine o salmastre”. Lo comunica l’Istat alla vigilia della Giornata dell’acqua.
“Le fonti d’acqua sotterranea costituiscono la modalità di approvvigionamento prevalente in Italia, con quote superiori al 75% in tutti i distretti idrografici, ad eccezione della Sardegna, dove poco meno del 22% del prelievo deriva da sorgente o pozzo. I distretti Appennino centrale e Alpi orientali utilizzano fonti sotterranee per oltre il 95% dei prelievi effettuati sul loro territorio. L’utilizzo idropotabile di acque superficiali è prevalente nel distretto della Sardegna, soprattutto per i prelievi da bacino artificiale che incidono sul 77,8% del volume complessivo. In percentuale molto più bassa, ma più consistente in volume, è lo sfruttamento di bacini artificiali nei distretti Appennino meridionale (15,9%), in particolare in Basilicata (80,8% del volume regionale), e Sicilia (15,2%)”, conclude Istat.