“C’è un’evoluzione continua da tanti punti di vista: normativo, climatico, economico, sociale e dobbiamo tenerne conto. Capire se il modello evolutivo intrapreso è corretto è sempre un ambito di discussione. L’attività dell’associazione, inoltre, riassume tutte le esigenze delle industrie associate, player con prospettive differenti, ma con una unica strada comune: la cultura del cibo e del modello italiano. Il 70% dei prodotti agricoli nazionali viene acquistato e trasformato da Unionfood”. Così Paolo Barilla, che oltre a essere vicepresidente, insieme al fratello Luca, del gruppo Barilla è presidente di Unione Italiana Food. In una intervista a Il Corriere della Sera spiega che “l’export rappresenta da sempre una fetta strategica per il Made in Italy. L’Italia è passata nel giro di circa 10 anni da un export di circa 35 miliardi ai 65 di oggi che sono solo una tappa del percorso. Possono diventare 100 ma bisogna capire come affrontare le sfide”. E ancora: “Oggi c’è una grande tensione sul prezzo basso e una corsa ai discount dettato anche dall’inflazione. In realtà quando l’economia cresce in un Paese le persone fanno scelte differenti. Un marchio che offre le migliori opportunità sul mercato, deve tenere sempre alta la qualità cercando di trovare un bilanciamento con un giusto prezzo che possa remunerare adeguatamente tutta la filiera”. E infine, dice Barilla: “Il governo ci sta sostenendo nel nostro percorso e siamo sicuri che continuerà a farlo. Con Ice stiamo lavorando ad aprirci ai mercati asiatici. Finora il cibo italiano ha seguito il flusso dell’immigrazione italiana tra Europa, Nord America e parte del Sud America”.