“Non è lombardo il problema ma dell’intero bacino padano ed è fisico, geografico e morfologico. Questa è la verità, non che la Lombardia sia cialtrona e non faccia il suo dovere. Basta un’occhiata ai dati”. Così Attilio Fontana, presidente della regione Lombardia, parlando dell’aria irrespirabile che ha portato a tre procedure di infrazione Ue. A Il Sole 24 Ore Fontana aggiunge: “Abbiamo avuto due condanne Ue per infrazione e una procedura ancora pendente. Però negli ultimi 15 anni le concentrazioni di inquinanti si sono ridotte del 39% annuo per il PM10, del 40 per il PM2.5 e del 45 per il NO2. Risultato, nel 2022 solo 2 stazioni su 35 in Lombardia hanno superato il limite annuo del PM2,5, 3 su 86 quello del No2 e nessuna da 5 anni quello del PM10”. Ma c’è una mobilitazione da parte delle regioni del Nord contro la revisione della direttiva Ue: “La criticità del bacino padano non dipende solo dalle emissioni atmosferiche, che in Lombardia in termini pro-capite sono tra le più basse d’Europa, ma dalle sue condizioni orografiche e climatiche che favoriscono accumulo e ristagno d’aria impedendo il rispetto dei limiti”, attacca. E poi prosegue. “Anche utilizzando le migliori tecnologie disponibili, veicoli a zero emissioni, impianti di riscaldamento puliti, gestione ottimale di allevamenti e reflui zootecnici, vista la struttura padana le nuove soglie proposte dalla direttiva Ue di fatto ci costringerebbero a ridurre del 75% numero di veicoli circolanti, attività industriali e impianti di riscaldamento e del 60% gli allevamenti”. La conclusione di Fontana è secca. “Nonostante l’Europa produca solo il 10% dell’inquinamento mondiale, siamo qui a massacrarci, ad annientarci su obiettivi a dir poco impervi. Con quali risultati? Certo, i target vanno raggiunti ma con gradualità e razionalità alla luce della loro sostenibilità socio-economica e ambientale”.