Ambiente, ministra Brasile: I dazi del negazionista climatico Trump per aiutare Bolsonaro

“Il multilateralismo è indebolito, logorato. L’attuale contesto di guerre mina profondamente la solidarietà, la cooperazione, il dialogo tra le nazioni, tra i popoli e i leader. E le questioni del clima o della salute possono essere risolte solo attraverso un’azione congiunta di diversi Paesi e regioni, com’è stato per il Covid”. Così Marina Silva, paladina dell’Amazzonia e ministra dell’Ambiente del Brasile. In un colloquio con il Corriere della Sera precisa su Donald Trump: “Essendo il leader della più grande economia mondiale, il secondo maggiore emettitore di CO2 al mondo, con il potenziale di trascinare altri settori sulle proprie posizioni, sia attraverso la persuasione che l’intimidazione, le sue affermazioni sono molto gravi. D’altronde, questi metodi veementi di screditare la climatologia sono una sorta di anestetico per chi sa che i suoi stessi cittadini sono già tra i più colpiti. Uragani, tifoni, inondazioni, piogge torrenziali, incendi sono aggravati dal cambiamento climatico. Adottare un atteggiamento negazionista può funzionare per un po’, ma arriverà il tempo della consapevolezza, spero il prima possibile. Noi andremo avanti, nonostante tutto, ma non possiamo negare che l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi è una perdita enorme, perché Cina e Usa sono i maggiori emettitori, e non averli in questo percorso significa scaricare l’onere su altri Paesi”.

Silva poi aggiunge: “Per noi è incomprensibile che un Paese che ha un surplus commerciale nei rapporti con il Brasile, e una cooperazione lunga 200 anni, improvvisamente ci punisca con dazi del 50%. Si dicono preoccupati per la deforestazione, quando, in realtà, impongono questa tassa per cercare di salvare la pelle a un presidente golpista (Jair Bolsonaro, ndr) che ha perpetrato inimmaginabili danni ambientali in Brasile. Dal mio punto di vista, al di là delle questioni economiche e commerciali, spero che la questione del multilateralismo climatico sia in agenda. Le foreste sono responsabili del 10% delle emissioni globali, il 75% proviene da carbone, petrolio e gas. Anche se riuscissimo a eliminare la deforestazione, che è l’obiettivo del Brasile, se non riduciamo le emissioni di CO2 da carbone, petrolio e gas, le foreste raggiungeranno comunque un punto di non ritorno. E sarà una catastrofe climatica”.