Hugin è un veicolo autonomo sottomarino. Arriva a 3mila metri di profondità, dove gli strumenti tradizionali faticano a essere precisi. E’ stato acquistato dall’istituto di Trieste e servirà per scoprire cosa c’è negli abissi, una lente di ingrandimento sul mediterraneo. “Conosciamo la superficie della Luna meglio dei fondali dei mari”. Lo dice Cosimo Solidoro, direttore della sezione di oceanografia dell’Ogs. “È un mondo che non possiamo esplorare con gli occhi, è freddo, ostile e ci fa paura. Sappiamo solo cosa c’è in superficie o vicino alle coste. Si stima che l’80% dei fondali sia sconosciuto. Non sappiamo cioè che forma abbia, quali rocce lo compongano, quali animali lo abitino”, aggiunge nel colloquio con Repubblica. “L’esplorazione dei fondali ha un interesse scientifico, ma anche economico – spiega Solidoro – Lì sotto si trovano metalli di valore. C’è chi pensa di recuperarli, ma l’estrazione sottomarina ha un impatto duraturo su un habitat così particolare, in cui ogni cambiamento impiega tempi lunghi per essere riassorbito. Su alcuni fondali abbiamo visto tracce lasciate dall’uomo quarant’anni fa. Erano ancora lì, ben visibili».