Joseph Stiglitz professore della Columbia University, New York, nobel per l’economia, lancia l’allarme clima: “Cos’altro deve succedere per renderci conto che viviamo in un pianeta senza confini e che abbiamo un urgente obbligo morale a mettere in campo tutte le misure per ridurre ogni forma di inquinamento?”, si domanda. Nell’intervista a Repubblica aggiunge che “qualche speranza ce l’abbiamo. È troppo dire che la distensione passa per il clima, perché le tensioni commerciali restano, resta l’atteggiamento ostile dei cinesi quanto a investimenti in tecnologie, resta il loro brandire sempre l’arma delle terre rare di cui hanno una specie di monopolio — anche se l’occidente riuscirà ad estrarne per suo conto serviranno non meno di cinque anni per pareggiare il conto — però sul cambiamento climatico c’è identità di vedute. Non potrebbe essere diversamente. Anche la Cina si rende conto dell’urgenza di agire, magari con tempi diversi. Sono piuttosto speranzoso, e per il pianeta è un bel colpo a suo favore vista la rilevanza di Pechino”. Stiglitz poi precisa: “Gli investimenti fatti oggi avranno una valenza enorme per i nostri figli e nipoti nella misura in cui saranno loro risparmiati alluvioni, siccità, incendi, tempeste, uragani, ondate di calore. Un valore che mi sembra ben superiore, e lo è anche in termini economici. Una catastrofe ha bisogno di anni per recuperare, spese infinite, perdite umane. Tutto questo non ha prezzo, non solo: ha un preciso valore economico”.