“Se cinquant’anni fa la preoccupazione per la salvaguardia dell’ambiente era patrimonio di una minoranza di appassionati ora, con la tempesta perfetta del cambiamento climatico, coinvolge la stragrande maggioranza degli abitanti della Terra”. Lo sostiene la scrittrice Susanna Tamaro in un suo intervento su Il Corriere della Sera. “È indubitabile che la nascita della civiltà industriale sia stata segnata dall’irrompere nella natura di nuove sostanze chimiche che hanno avvelenato l’aria, le acque e il suolo, provocando grandissimi danni all’ambiente e agli animali, ma è la prima volta che un evento legato alla complessità del cosmo si trasforma, grazie ai media, in un’imminente apocalisse ansiogena”, sottolinea. E ancora: “È nella natura dell’uomo temere l’ingovernabilità di ciò che accade in cielo, e questo timore coincide con la nascita dell’agricoltura perché il coltivare, molto più del cacciare, richiede regolarità del clima. Clima pazzo, raccolti perduti. Raccolti perduti, carestia, fame, guerre, migrazioni, malattie. Ed è su questo arcaico timore inconscio che fa leva l’ossessiva campagna mediatica sulla catastrofe climatica, dato che ormai gran parte della popolazione mondiale vive in agglomerati urbani e l’unico rapporto che ha con la natura è quello virtuale”.