“Prima la legge sul clima, poi la governance europea e nazionale, infine i piani nazionali degli Stati membri. Oggi l’Europa è ben attrezzata dal punto di vista politico, legislativo e di pianificazione per affrontare i rischi climatici. Adesso è il momento di agire e di misurare come vengono via via implementate le azioni di adattamento, per preparare policy migliori in futuro”. Così Angelika Tamasova, esperta di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici all’Agenzia Europea dell’Ambiente (Eea). Tamasova spiega che “l’implementazione di misure di contrasto dei rischi climatici è in corso ovunque in Europa: La questione è solo quanto velocemente saremo in grado di farlo”, dice a Il Sole 24 Ore. “Dal 2019 ormai tutti i Paesi membri di Eea hanno strategie in materia di adattamento ai cambiamenti climatici – continua Tamasova – e con l’approvazione del Pnacc di fine 2023, l’Italia non è indietro dal punto di vista legislativo”. Poi va in profondità sottolineando che “gli approcci nazionali sono molto diversi: c’è chi ha iniziato oltre dieci anni fa a pianificare le proprie politiche di adattamento, con strategie nazionali, come Finlandia (nel 2005) o Spagna ( nel 2006); dieci Paesi (Croazia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Spagna, Islanda e Svizzera) oggi hanno una legge sul clima, quindi un approccio più giuridicamente vincolante; spicca per singolarità il modello della Germania, primo Paese europeo, e per ora l’unico, ad aver approvato nel 2023 un legge sull’adattamento al cambiamento climatico che stabilisce obiettivi e sistemi di monitoraggio”.