Dopo la visita allo stabilimento Magneti Marelli, Carlo Calenda torna sulla sua mission di sabato: “La chiusura di quello stabilimento è parte del processo di chiusura dell’automotive in Italia. Mi farò fabbrica per fabbrica davanti ai cancelli di Magneti Marelli e di Stellantis per spiegarlo perché non mollo su questo. Il nostro Paese, dopo la guerra, è rinato sull’automotive e adesso non possiamo perdere questo settore in silenzio per fare un favore a Elkann. Anche perché ci sono fior di imprenditori della componentistica auto, da Bombassei in poi, che non solo continuano a investire in Italia ma danno anche vita a laboratori di ricerca e animano istituti tecnici superiori, insomma si danno da fare per il Paese. E non è giusto che poi quando Elkann viene e dice ‘io chiudo le fabbriche se non mi finanziate il dividendo’ lo Stato chini la testa”, Nell’intervista a Il Corriere della Sera il leader di Azione precisa: “La verità è che da quando è morto Marchionne, Elkann ha cominciato prima a vendersi la Marelli e nessuno ha voluto regolare quella vendita, come si sarebbe fatto in qualunque altro Paese del mondo, attraverso la golden power, come avevo chiesto. Ha garantito che non ci sarebbero stati esuberi. E ora dove è finito? Poi ha preso una garanzia pubblica per pagarsi il dividendo in Olanda e nessuno ha detto niente. Quindi ha fatto l’operazione Stellantis e oggi i dati impietosi dicono che in Francia gli stabilimenti della Stellantis hanno il doppio dei modelli degli stabilimenti italiani, sono tutti equipaggiati per la transizione ecologica, mentre nel nostro Paese solo uno stabilimento è equipaggiato per produrre componenti elettriche, fanno due volte gli investimenti che si fanno in Italia e, udite udite, hanno dieci volte i brevetti che sono depositati nel nostro Paese”.
L’attacco di Calenda continua: “Negli stabilimenti francesi si producono 1 milione di vetture contro le 400 mila prodotte in Italia. Quindi quello che sta succedendo è che Landini che faceva la guerra totale a Marchionne quando in Italia si produceva un milione di veicoli commerciali e auto, oggi che ne produciamo 650 mila (cioè il 30 per cento in meno), sta zitto perché John Elkann ha fatto la mossa di comprarsi il maggior quotidiano nazionale della sinistra italiana”.