“La crisi dei chip è stata il ‘cigno nero’ che ci ha fatto capire che non sapevamo da dove venissero i componenti delle nostre auto”. Lo dice François Provost, responsabile degli acquisti di Renault e, secondo indiscrezioni, fra i candidati a succedere a Luca de Meo nel ruolo di ceo della casa francese. “La nostra filiera era un po’ una scatola nera: abbiamo deciso di aprirla per vedere quali rischi conteneva e come gestirli. Ora, nel confermare una certa tendenza alla deglobalizzazione, la guerra dei dazi obbliga noi costruttori a conoscere meglio la nostra catena di approvvigionamento e ad anticipare i punti dove potrebbe rompersi”, aggiunge nel colloquio con il Corriere Economia. “Non credo che le filiere dell’auto cambieranno radicalmente, sono troppo complesse e interlacciate: l’Europa è dipendente dalla Cina e dagli Stati Uniti e viceversa”, spiega parlando di dazi. E ancora: “Chi dice che non ha neanche un componente cinese nelle sue auto mente. E il ‘peso cinese’ nelle auto è aumentato sicuramente con l’avvento dell’elettrico: quando l’Europa ha deciso di virare su questa tecnologia, la dipendenza dalla Cina era al 100% nelle batterie. Oggi cominciamo ad avere delle gigafactory anche in Europa che però coprono circa il 20% del valore di una batteria, ma non basta”.