“Sono contrario perché l’Europa è esportatrice netta, non siamo gli Usa che potrebbero permettersi di vivere in autarchia commerciale. Le barriere si alzano se uno sa come va a finire, ma noi non lo sappiamo e stiamo aspettando la reazione cinese che è iniziata dall’alimentare, non dalla meccanica. Non mi convince nemmeno la tesi che noi applichiamo i dazi per persuadere Pechino a venire a produrre in Europa, non è questa la strategia giusta. Dobbiamo convincerli con altri argomenti e devo dire che il governo si sta muovendo da mesi su questa linea. Ovviamente siamo adulti e sappiamo che la quadratura del cerchio è complicata. Vedi il caso Intel e come è finito”. Lo dice Federico Visentin, presidente di Federmeccanica. In una intervista a Il Corriere Economia spiega che per il futuro “bisogna portare in Europa, meglio se in Italia, un centro di sviluppo delle batterie di quinta generazione. Non basta attrarre impianti di assemblaggio perché se ci fermassimo qui sarebbe difficile convincere qualsiasi produttore cinese che l’Italia è da preferire all’Ungheria. Dobbiamo mettere in campo i nostri distretti di fornitura della componentistica che rappresentano un patrimonio di tecnologia e creatività che altri Paesi non hanno. A rendere attraente l’Italia non potrà mai essere il costo del lavoro! Mi aspetto dunque dall’operazione secondo player più posti di lavoro, più competenze e tecnologie, un centro di sviluppo e rapporti stretti con la nostra filiera della componentistica. Guardo con attenzione ciò che sta avvenendo, ad esempio, in Piemonte con l’arrivo di Silicon Box e auspico che non sia solo una questione di assemblaggio dei semiconduttori”. E ancora: “Non basta un impianto per produrre 150 mila vetture ci vogliono numeri più alti, di tre volte se non quattro. Il mercato attuale aspetta utilitarie elettriche a basso costo. Parlo di 10-12 mila euro. Perciò dobbiamo pensare in grande, c’è un enorme spazio di mercato da coprire e la domanda è tutta addensata lì”.