Tra i rischi che le banche devono fronteggiare per le possibili implicazioni sulla qualità dei loro attivi “rientrano, in misura sempre più rilevante, quelli legati al cambiamento climatico”. E’ quanto emerge dal Rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia che sottolinea come, in particolare “il rischio fisico accresce l’intensità e la frequenza di danni alle infrastrutture, all’attività economica e al capitale materiale (come immobili e impianti di produzione), riducendo la capacità dei prenditori di rimborsare i prestiti e il valore delle garanzie, con potenziali significative ripercussioni sulla qualità del credito”. “Una recente ricerca – spiega Bankitalia – conferma come le imprese italiane insediate in comuni colpiti da frane o alluvioni abbiano una maggiore probabilità di uscire dal mercato o, comunque, di registrare un peggiore andamento dei ricavi e dell’occupazione rispetto alle altre”. Bankitalia stima che il 28% dei prestiti alle imprese sia stato concesso ad aziende localizzate (o con sedi operative) in province che hanno un indicatore di rischio fisico definito come ‘alto’ o ‘molto alto’. Il 58 per cento del valore di questi prestiti è coperto da garanzie. “Poiché si riscontra un’ampia sovrapposizione tra la localizzazione delle imprese debitrici e quelle degli immobili posti a garanzia dei prestiti, anche le garanzie reali potrebbero subire impatti dal medesimo evento climatico, riducendo quindi la capacità di mitigazione del rischio ottenuta per mezzo di questo strumento”, aggiunge il Rapporto.