La categoria dei gestori degli impianti di carburante era “impossibilitata a modificare i prezzi di vendita in forza dei rapporti contrattuali ed economici con le compagnie proprietarie degli impianti fornitrici del prodotto – cirocstanza evidentemente non considerata dal governo” e per questo “non poteva che reagire con la massima fermezza alla criminalizzazione a cui è stata ingiustamente sottoposta e ha proclamato lo sciopero”. Lo ha detto Bruno Bearzi, presidente nazionale Figisc Confcommercio Imprese per l’Italia, nel corso delle audizioni informali in commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera nell’ambito dell’esame del decreto Trasparenza. Decreto, ha ricordato, che “è stato emanato il 14 gennaio” e “che aggiunge obblighi ai gestori e inasprisce le sanzioni in maniera indiscriminata e non mirata”. Il testo, ha detto Bearzi, “ha smentito persino il clima costruttivo emerso nel corso dell’incontro del 13 gennaio che riconosceva che la categoria era stata ingiustamente colpevolizzata di pratiche speculative e annunciava l’apertura di un tavolo permanente di filiera sulle misure complessive da adottare per il settore, consentendo di annunciare il congelamento dello sciopero”.