“Il confronto è ripreso dai testi elaborati a settembre scorso. Si riconferma la resistenza delle parti datoriali a riconoscere il rischio che i cambiamenti climatici interessano per lo svolgimento del lavoro alle alte temperature”. Lo dichiara il segretario confederale della Cisl, Mattia Pirulli. “E’ stata rifiutata qualsiasi apertura ad un lavoro congiunto per la gestione del fenomeno – che è indubbio ormai fa parte del nostro tempo – sottovalutando i pericoli a cui gli occupati si trovano ad essere esposti. E’ invece convinzione della CISL quella di addivenire ad un Protocollo condiviso che riassuma le puntuali forme di tutela che devono essere garantite per poter fronteggiare le ondate di calore in modo adeguato nello svolgimento del lavoro, tenendo conto delle diverse mansioni e popolazione lavorativa impiegata.
Per la Cisl, insieme alle altre sigle sindacali, “c’è la necessità di un immediato decreto che, sulle orme di quello già varato lo scorso anno, vada a riconoscere l’accesso agli ammortizzatori sociali (Cigo; Cisoa…) ampliandolo anche ai lavoratori stagionali Il Protocollo condiviso deve fissare punti cardine irrinunciabili e vincolanti, con indicazioni di operatività a carattere prevenzionale (mutuate dagli studi, ricerche e pronunciamenti degli organi preposti, a partire dall’Inl, Inail…), innestandosi sulle disposizioni normative in essere, con demandi a regolazioni specifiche di settore e comparto, al fine di declinare in modo particolare le disposizioni previste, secondo le esigenze e le specificità2.
Secondo la Cils, è “fondamentale riprodurre quanto previsto durante l’emergenza Covid, andando a costituire in ogni contesto lavorativo un comitato, a composizione bilaterale, con la presenza della rappresentanza dei lavoratori (Rsa/Rsu-Rls/Rlst), alo scopo di valutare e promuovere azioni condivise di prevenzione, protezione e ri-progettazione dell’organizzazione del lavoro, puntando a coniugare tutele e produzione lavorativa, ponendo la persona, la sua salute e la sicurezza sempre al primo posto”.