Clima, Visco: Servono investimenti su climate change per recuperare ritardi

“Le regole servono a evitare che poi abbiamo sorprese sul piano dei mercati: il debito pubblico non deve scappare di mano. È stato giusto farlo salire come risposta alla pandemia e alla crisi energetica, non sono state giuste le modalità, in particolare la struttura di bonus e superbonus. Il debito è salito fino al 155% del Pil, e adesso è disceso al 137, una discesa in parte facilitata dall’inflazione, non dalla maggiore crescita che è invece quello che serve per tenere sotto controllo il debito. In prospettiva ci saranno nel tempo gli effetti ritardati di tutti questi interventi, e abbiamo l’onere degli interessi. Speriamo che i tassi d’interesse scendano in termini reali, ma ciò detto non possiamo mantenere una struttura di debito così alto, alimentandola con disavanzi continui. L’obiettivo del patto di stabilità è di tenere sotto controllo i disavanzi”. Così Ignazio Visco, ex governatore di Bankitalia. In una intervista a La repubblica sottolinea poi che “dobbiamo continuare a svilupparci bene, in modo sostenibile, servono investimenti per far fronte al cambiamento climatico, e investimenti tecnologici importanti, per recuperare i ritardi che abbiamo non solo in Italia, ma anche in Europa”. E che “abbiamo un problema demografico molto grave, in più c’è la frammentazione globale. Sono tutte questioni che stanno fuori dal patto di stabilità, ma non possono stare fuori da un buon governo dell’economia. Può essere che alcuni di questi siano da considerare beni comuni da finanziare in modi simile a quelli con cui abbiamo finanziato i programmi di crescita e di ripresa”. Di fronte all’idea di un nuovo Pnrr, Visco risponde: “Bisognerà capire come fare, discutere, bisogna pensarci insieme e bisogna anche trovare il modo di finanziare. Siccome credo che il debito sia un problema che resterà, serve uno strumento finanziario di tipo sovrano che sia in grado sostanzialmente di non avere rischi. E quindi occorre una capacità fiscale europea, e in prospettiva servirà anche un ministro Ue dell’Economia. Bisogna andare verso una visione più federale: questo è il federalismo pragmatico di cui a volte si parla”.