“Il clima del pianeta sta cambiando, e lo fa ormai da diversi decenni”. Così Dino Zardi, che insegna Fisica della Terra e dell’atmosfera all’università di Trento ed è fondatore del corso di laurea magistrale in meteorologia ambientale con l’università di Innsbruck. in una intervista a Repubblica spiega. “Il dato più evidente del clima che cambia è l’aumento della temperatura media dell’atmosfera, che va di pari passo con il continuo aumento delle concentrazioni di gas serra, in particolare di anidride carbonica”. Anche l’Italia è coinvolta: “L’oscillazione del Niño si sente più direttamente nelle regioni del Pacifico centro-meridionale, quindi da un lato la costa occidentale dell’America Latina, dall’altro l’Indonesia e l’Australia. Altrettanto importante è l’effetto sul Pacifico Settentrionale e sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Meno chiaro è quanto El Niño influisca sulle condizioni meteorologiche e climatiche dell’area euro-mediterranea (non solo sull’Italia), che dipendono anche da altre oscillazioni di periodo diverso, come l’Oscillazione Pacifica Decadale e l’Oscillazione Nord Atlantica. Un effetto abbastanza chiaro nell’area euro-mediterranea, è l’aumento delle precipitazioni rispetto alla norma”. Sarà un’altra estate torrida: “Le previsioni stagionali sono uno dei fronti più avanzati della sperimentazione nella meteorologia. L’Agenzia europea Copernicus riporta diversi risultati elaborati dai principali centri meteorologici. Queste proiezioni danno come molto probabile un andamento medio delle temperature in linea con quanto avvenuto negli ultimi anni, ossia perlopiù superiori alla norma. Per le precipitazioni invece non osserviamo nessun trend. Queste valutazioni riguardano i valori medi, non i singoli episodi intensi come le ondate di calore o i temporali”.