Stephane Hallegatte, senior climate change advisor della Banca Mondiale, sostiene che “sviluppo e azione per il clima si rafforzano a vicenda”. In un collogio con Il Sole 24 Ore Hallegatte spiega: “I Paesi più poveri sono più esposti, ad esempio perché la loro economia si basa molto di più sull’agricoltura, che dipende dalle piogge, e le abitazioni sono di bassa qualità, con maggiori probabilità di essere distrutte da tempeste o alluvioni. Le nostre valutazioni riscontrano impatti particolarmente elevati, superiori al 10% del Pil dal 2050, nei Paesi più poveri. In tutti i Paesi, ricchi e poveri, i nostri rapporti rilevano i vantaggi di investire nella resilienza e nell’adattamento. Per esempio, investire in infrastrutture più resilienti, permette di evitare quattro dollari di danni per ogni dollaro di spesa: è un ottimo investimento!”. Hallegatte entra nel dettaglio: “Le persone che vivono in povertà saranno sempre vulnerabili agli impatti climatici. Per diventare resilienti, hanno bisogno di redditi più alti, maggiori risparmi, migliore accesso ai servizi finanziari e infrastrutturali, migliore istruzione e migliore sanità. Dobbiamo porre fine alla povertà estrema il più rapidamente possibile, per rendere le persone più capaci di adattarsi e far fronte al climate change. E possiamo farlo riducendo le emissioni di gas serra. Un percorso di sviluppo con tagli massicci delle emissioni può portare a una crescita economica anche più rapida rispetto alle tendenze attuali, grazie ai costi molto bassi dell’energia rinnovabile: il solare e l’eolico sono le opzioni più convenienti per il crescente fabbisogno energetico”.