Il documento, “rileva con preoccupazione il crescente divario tra le esigenze dei Paesi in via di sviluppo, in particolare a causa dei crescenti impatti del cambiamento climatico e l’aumento dell’indebitamento, e il sostegno fornito da quelli sviluppati, evidenziando che le attuali stime di tali bisogni sono dell’ordine di 5,6 trilioni di dollari fino al 2030”. Invece, “nel periodo 2019-2020 il flusso di finanza climatica globale è stato di 803 miliardi di dollari, il 31-32 per cento di quanto è necessario per tenere il riscaldamento sotto il 2%, verso l’obiettivo di 1,5°C. Questo livello di finanziamenti per il clima – si legge nel testo – è anche inferiore a quanto ci si aspetterebbe alla luce delle opportunità di investimento individuate e il costo del mancato raggiungimento degli obiettivi di stabilizzazione del clima”. Per questo, si sottolinea “l’urgente necessità di accelerare e migliorare l’azione per il clima e la fornitura di sostegno” ai Paesi in via di sviluppo “per affrontare il cambiamento climatico nelle aree di mitigazione, adattamento, perdita e danno al fine di rendere possibile il raggiungimento dell’obiettivo dell’accordo di Parigi”. Inoltre, la bozza “esprime grave preoccupazione per il fatto che l’obiettivo delle parti dei paesi sviluppati di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 non sia stato ancora raggiunto e sollecita i paesi sviluppati a raggiungerlo”.
Ribadisce poi “l’appello ai paesi sviluppati ad almeno raddoppiare la finanza per l’adattamento al 2025 rispetto al livello del 2019”.
(segue)