Cop30, geologo Tozzi: L’Amazzonia non assorbe più la Co2

“Eravamo in molti a credere, dopo i fasti, si fa per dire, di Cop29 a Baku (2024), occasione nella quale è stato ribadito ‘plasticamente’ al mondo che i gruppi gas-petro-carbonieri sono i veri responsabili della crisi climatica globale e che non vogliono fare nulla di nulla per invertire la tendenza, che a Belém si sarebbe toccato con mano, ancora una volta, che nessuno ha la seria intenzione di uscire fuori dal pantano. Ciò che è sempre successo finora: si fa serenamente finta di essersi accorti solo ora che la sostenibilità ecologica viene anni luce dopo quella economica, invece di constatare che non ci sarà alcuna economia, se non si mantiene intatta la biosfera”. E’ quanto scrive in un suo intervento su La Stampa il geologo e divulgatore Mario Tozzi. Si legge ancora: “Questa volta, però, il contesto sarebbe stato ancora più stridente e paradossale: continuare a mandare assolti i veri responsabili della crisi climatica alle soglie dell’ultimo polmone selvaggio rimasto del pianeta Terra sa parecchio di presa in giro, nonostante le buone intenzioni di principio del presidente Lula o di altri rarissimi uomini di buona volontà. A 1.200 km da Belém, in piena foresta amazzonica, c’è Manaus, un monumento all’incapacità dei sapiens di convivere con il mondo naturale. Un immenso porto fluviale lungo 15 km in cui arrivano materie prime che servono a fabbricare schermi tv e oggetti tecnologici per tutto il mondo, alimentando un traffico navale che neanche a Rotterdam in piena foresta pluviale. Oltre Manaus, centinaia di chilometri di strade stanno intaccando irrimediabilmente la foresta, convogliando incendi, taglialegna e speculatori. Così la foresta, che normalmente avrebbe assorbito parte della CO2 in eccesso prodotta dai sapiens, non è più in grado di funzionare da sink di carbonio e, anzi, comincia a diventare fonte di emissioni, qualcosa che fa rabbrividire”.