“Tovalu è una delle nazioni più vulnerabili al mondo rispetto al cambiamento climatico. Ogni volta che c’è l’alta marea la nostra terra viene erosa, ogni ciclone rischia di farci scomparire. Quello che per gli altri è una proiezione futura, per noi è un problema presente. E’ una minaccia esistenziale attuale. I mari che innalzano il loro livello ci stanno inghiottendo. Il cambiamento climatico sfida la nostra fede e solleva la domanda: ‘Cosa abbiamo fatto di male?’, non abbiamo potenza militare, affrontiamo questa minaccia, per noi 1,5 gradi non è un numero astratto, è la differenza tra la vita e la morte. Stiamo annegando e la nostra sopravvivenza dipende dalla solidarietà globale. Chi ha responsabilità della crisi deve onorare il debito ecologico. A Cop30 dobbiamo creare dei cronoprogrammi vincolanti per la fine dei combustibili fossili. La giustizia climatica è una questione di natura stessa. Deve assicurare un impegno per la deforestazione zero, abbiamo bisogno di sostegno. Dobbiamo parlare anche di migrazione, per noi trasferirsi è essenziale, abbiamo uno sfollamento climatico in atto. Il diritto internazionale deve garantire la nostra dignità, non solo il nostro spostamento fisico”. Così Maina Talia, Ministro degli Affari Interni, dei Cambiamenti Climatici e dell’Ambiente di Tuvalu, nel corso della conferenza stampa in Vaticano per la presentazione della conferenza internazionale ‘Raising Hope for Climate Justice’ che si tiene a Castel Gandolfo dall’1 al 3 ottobre.