“Il nuovo contesto creato dalle tariffe Usa è una situazione senza precedenti, che in quanto tale crea una spessa corte di incertezza, che crea volatilità e panico sui mercati. Non conosciamo ancora quali saranno nel dettaglio le conseguenze per le singole aziende, né sui ricavi, né sui costi, e per una serie di filiere industriali. Sappiamo però che le tariffe causeranno importanti aumenti di prezzi, e quindi un calo dei consumi americani, e un rallentamento dell’economia Usa. Dopo un primo trimestre positivo, anche il secondo — che era partito bene — resterà in crescita. Per il terzo trimestre, prima che il presidente Trump annunciasse una pausa di 90 giorni sui dazi, i nostri analisti stimavano una contrazione dell’1,5% e per il quarto dello 0,5%, che causerebbe una recessione tecnica”. Così Francesco Ceccato, chief executive officer di Barclays Europa. In un colloquio con Affari&Finanza aggiunge: “Le prospettive, il contesto economico e l’orientamento della Bce sono completamente diversi da quelli della Fed. Ci aspettiamo che l’inflazione dell’Eurozona a fine anno si stabilizzi al 2% anche per il calo del petrolio, e di conseguenza del costo dell’energia. Pertanto, la Bce anche per venire incontro alle aziende potrebbe accelerare sulla riduzione del costo del denaro: in proposito le nostre stime sono di un tasso di deposito all’1,25% già a ottobre. Nella guerra delle tariffe tra Usa e Cina, la Ue ha un’opportunità enorme di fare riforme strutturali, sulla falsariga di quanto auspicato dal Piano Draghi, e questa potrebbe essere l’occasione per accelerare in questa direzione”.