Patrick J. Deneen, professore di Scienze politiche all’università cattolica di Notre Dame, è uno dei più influenti intellettuali conservatori del momento. In un’intervista esclusiva con il Corriere Deneen elogia lo smantellamento delle misure di diversità, equità e inclusione in questi primi 100 giorni del mandato di Trump. “I primi giorni sono stati incoraggianti. Non ne rivendico alcun credito ma i cambiamenti riflettono quella che considero una delle cause principali del rifiuto del liberalismo estremo e in metastasi: le politiche di diversità, equità e inclusione… Uno dei successi di Doge è stato mostrare che i finanziamenti a istituzioni in teoria neutrali erano profondamente di parte… Io credo che Vance più di chiunque altro capisca che Maga e Doge condividono la critica alle forze che hanno promosso confini aperti, lavoro a basso costo e globalizzazione: un approccio comune alle ultime amministrazioni repubblicane e democratiche che ha finito con il danneggiare le prospettive di vita della classe operaia. Il conflitto tra queste parti della coalizione potrebbe avvenire alla fine su temi come i dazi, ma nel futuro prevedibile vedo interessi comuni su cui possono collaborare… Parte di quello che fa funzionare la coalizione è che c’è un nemico comune: Maga e Doge sono d’accordo sull’uso del potere federale per smantellare misure di diversità, equità e inclusione, per ripristinare l’industria e porre fine all’estremismo nelle università americane”, dice. E ancora: “Stiamo assistendo a uno scontro tra una classe oligarchica che ha paura per i suoi investimenti e la classe operaia che spesso non ha soldi da parte. Ma non è uno scontro semplicemente riconducibile a una classe contro l’altra perché la classe operaia ha il sostegno di molti all’interno dell’elite benestante”.