Dazi, Frescobaldi: Vino sotto attacco ma Usa non possono fare a meno di noi

Lamberto Frescobaldi dice di essere “allarmato ma meno pessimista che alla vigilia” di Vinitaly. Da presidente dell’Unione italiana vini si occupa di 800 aziende che rappresentano l’85% del fatturato dell’export. Al Corriere della Sera racconta che i colloqui con i produttori e i distributori americani sono andati “molto meglio del previsto. Hanno capito, in alcuni casi hanno cercato diversi tipi di accordi, a volte anche riconoscendoci il 10 o il 15% dell’aumento che sarà causato dai dazi. Ci ha stupito, eravamo impreparati, con la modestia che talvolta ci contraddistingue. Anche loro temono di crollare: senza i vini europei non avranno più fieno in cascina”. Frescobaldi aggiunge: “Ci stiamo affidando alla diplomazia europea e anche ai buoni rapporti tra la premier Meloni e Trump. È uscita la lista dei prodotti americani che l’Europa vuole tassare: sono stati tolti i liquori, questo ci aiuterà. Così si potrebbe rivedere o cancellare il dazio del 20% su di noi”. E ancora: “Il mio messaggio a tutti i produttori è: bocce ferme, guardate negli occhi importatori e distributori. Anche loro hanno bisogno di noi, come noi di loro. Ma ogni euro di vino importato dall’Italia genera 4,5 di fatturato negli Stati Uniti. Quindi se noi usciamo con le ossa rotte, loro anche peggio. Il sistema americano sull’alcol diviso in tre, importatori, distributori e venditori, nasce con il Proibizionismo negli anni Venti e non è mai stato scalfito”.