Dopo l’annuncio di maxi dazi da parte di Donald Trump, “i mercati hanno reagito negativamente perché i dazi sono stati superiori alle attese, che erano fissate in un range tra il 10% e il 20%, e sono generalizzati su tutti i beni importati e non sono stati selettivi. Alcuni paesi sono stati colpiti particolarmente, come i paesi asiatici emergenti (in particolare Vietnam e Cambogia). I dazi universali aumenteranno i prezzi negli Stati Uniti, portando a un aumento di preoccupazione sull’andamento dell’inflazione. Lo scenario principale stimato dai mercati di due tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nel 2025 dovrà essere rivisto. Almeno fino alla riunione di luglio non ci aspettiamo che la FED possa decidere di ridurre il costo del denaro”. E’ quanto si legge nel commento di Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia.
“Le manovre di Trump incrementano le possibilità di registrare una recessione tecnica nei prossimi trimestri, soprattutto se la Federal Reserve sarà obbligata a non ammorbidire le proprie strategie monetarie. Ora lo scenario principale è quello di una stagnazione dell’economia americana con lo spettro di una recessione molto vicino”, prosegue l’analisi.
“Nell’azionario sono stati colpiti duramente i titoli auto e tech. Una tariffa del 25% su tutti i veicoli e i pezzi di ricambio importati ha spaventato le case automobilistiche (in particolare quelle che si affidano a catene di fornitura globali come Ford, General Motors e Tesla). Le aziende tecnologiche (Nvidia, Apple e AMD), molte delle quali si affidano a componenti cinesi, hanno visto una potenziale erosione dei margini di profitto”, aggiunge Diodovich. “I mercati finanziari si trovano in una situazione di forte risk-off anche per la preoccupazione di eventuali ritorsioni da parte degli altri paesi e una effettiva escalation di una guerra commerciale”.