Dazi, Moavero: Si chiude un’epoca, la Ue guardi ad altri mercati

“Non si può dire che sia stato un fulmine a ciel sereno. Ma quel che ha annunciato il presidente Trump mercoledì scorso, per approccio ed estensione planetaria, cambia di netto la situazione rispetto agli ultimi decenni. È un ‘punto e a capo’”. Così Enzo Moavero Milanesi, professore di diritto dell’Unione europea alla Luiss e già ministro della Repubblica. In un colloquio con Affari & Finanza spiega: “I parallelismi sono sempre impropri, ma la decisione ha un peso specifico simile a quella del presidente Nixon nel 1971, quando pose fine alla convertibilità del dollaro in oro con una cesura rispetto alla stagione inaugurata dagli accordi di Bretton Woods del 1944. In quel caso, si cambiò dopo circa trenta anni. E anche questa volta, curiosamente, dopo un trentennio, si chiude la fase dispinta alla liberalizzazione, aperta dalle intese dell’Uruguay round tra il 1986 e il 1994”. E ancora: “Va ricordato che la politica doganale e commerciale con i paesi non-Ue è di competenza esclusiva dell’Unione europea: la Commissione propone e il Consiglio (cioè i ministri dei 27 Stati) decide a maggioranza qualificata la risposta comune coordinata. Direi che questo vincolo offre un’opportunità: l’Ue nel suo insieme è forte, perché ha un mercato altrettanto importante di quello americano. Però, è essenziale che le decisioni siano meditate con serietà e saggezza, valutando bene quali contromisure adottare, con quali tempistiche e possibilmente, in modo da avere un impatto dissuasivo che induca tutti a ritrovare maggiore apertura reciproca”. E infine: “Per quel che riguarda i partner, gli europei devono essere aperti e fare attenzione. I movimenti più radicali, sono da misurare con cautela. Secondo me, l’Ue dovrebbe miscelare due elementi. Da un lato, la risposta ai dazi Usa, anche con l’obiettivo di un tavolo negoziale. Dall’altro, un deciso aumento dei rapporti commerciali con altre realtà mondiali con un interesse analogo a intensificarli, perché colpite da dazi Usa e perché considerano l’Europa affidabile. Penso a India, Giappone, Sud-est asiatico, Corea, America latina, Australia, Canada, senza trascurare l’Africa. Sono realtà con mercati di consumo capienti o in rapida crescita. Bisogna sviluppare i trattati di libero scambio esistenti, consolidarli, come quello con il Mercosur, e stipularne dei nuovi”.