“Siamo in un momento straordinario per l’economia, e più in generale per molte altre tematiche. Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato una serie di dazi di portata enorme. Ma non c’è solo l’aspetto finanziario o le considerazioni economiche. Gli scambi commerciali fanno parte di un sistema di accordi internazionali, cominciato – peraltro – proprio dagli Stati Uniti”. E’ un estratto della lectio magistralis del premio Nobel Paul Krugman al Consiglio nazionale degli architetti di Padova che propone La Stampa. Si legge ancora: “Il libero scambio è uno dei trionfi della diplomazia, perché è lì che siamo riusciti a far sì che le nazioni instaurassero una certa collaborazione. Da allora, abbiamo sempre rispettato le regole. Una delle cose che mi ha sempre reso orgoglioso, come cittadino americano, è che gli Stati Uniti abbiano stabilito per primi questo sistema, e per tutta la storia ne siano stati il partner principale. Ora abbiamo praticamente buttato per aria tutta la nostra struttura. Abbiamo violato tutte le nostre regole, che erano lì da un sacco di tempo. Quello dei dazi, in realtà, non è un sistema rigido: ci sono opportunità di scostarsi in particolari momenti di stress, però sempre secondo le regole. Non è che uno fa come vuole, all’improvviso, spiazzando tutti. E c’è un’altra regola fondamentale, che è quella della non-discriminazione: bisogna avere stesse tariffe per tutti, mai differenziarle da un Paese all’altro”. Krugman scrive ancora: “Non so dove ci troveremo tra un anno. Non so neanche dove ci troveremo la prossima settimana. C’è un margine di incertezza enorme, senza precedenti. Il merito, la sostanza di quanto è appena successo, è molto negativa. E il processo con cui è accaduto è forse ancora peggiore”. E infine: “Voglio solo dire una cosa, visto che ci rivolgiamo soprattutto a un pubblico europeo: in molti modi, ora tocca a voi. Gli Stati Uniti, almeno per il momento, non sono più dalla parte del tipo di società e cultura in cui vorrei vivere. Il principale baluardo della libertà di pensiero, della diversità di opinione, della scienza e dell’educazione, per ora, è in Europa. Quindi, per favore, fatevi sentire”.