“Tra i clienti con cui parliamo, c’è preoccupazione per un rallentamento dell’economia. Tra gli economisti il rischio di recessione si avvicina al 50%. Per il prossimo anno vediamo una crescita del Pil Usa dello 0,5%, inferiore all’1,5% previsto ancora di recente e all’oltre 2%, forse 2,5%, stimato a fine anno scorso. C’è una chiara decelerazione e questo si ripete in tutto il mondo. Ma non siamo ancora in una recessione. Ho ancora speranza che potremo evitarla, o che se avremo una recessione non sarà grave”. Così Ted Pick, Ceo di Morgan Stanley da inizio 2024 e chairman da gennaio. In un colloquio con Il Sole 24 Ore spiega: “La domanda qui è quanta pressione sui prezzi creeranno i dazi. Al momento l’impulso inflazionistico appare imperscrutabile, perché non abbiamo assistito ad una simile riconsiderazione e reset della politica industriale in molti decenni. Dovremo aspettare. Aspettare di vedere ad esempio se ci saranno alcuni accordi commerciali sulle tariffe, che offrano sollievo. Non uso invece la parola stagflazione, termine pesante. È l’estremo più negativo degli esiti possibili. Spero non si avvererà, non l’abbiamo vista in cinquant’anni. Ma non abbiamo avuto guerre in Europa per 75 anni, poi è scoppiata. E abbiamo avuto una pandemia dopo cent’anni. Lo scenario più ottimistico sull’inflazione è che al contrario rimanga contenuta”. E ancora dice Pick: “I dazi sono una delle tre grandi iniziative che porta avanti, seguita da riforme delle tasse e da deregulation. Le tasse sono molto importanti davanti alle sfide di enormi squilibri fiscali. La deregulation, di industrie che possono sostenere l’economia, se avverrà rapidamente potrebbe essere molto positiva. A mio modo di pensare siamo anzitutto di fronte a complessità, ad aspetti intricati. Solo tre mesi or sono, dopo le elezioni, gli “spiriti animali” suggerivano un boom, da allora la correzione è stata drammatica”.