“La giornata di ieri nasce da quello che è successo la settimana scorsa, una sommatoria di eventi che non riguardano soltanto gli Usa e il cambiamento del ciclo americano inaugurato da Donald Trump, con la guerra commerciale dei dazi alle importazioni e soprattutto la nuova politica fiscale che frena la spesa pubblica e con la detassazione di alcuni settori produttivi punta ad attrarre le aziende straniere a produrre negli Stati Uniti. I mercati avevano già messo sotto attenzione la politica di Trump”. Così Mario Spreafico è capo area Milano del Global Wealth Management della banca svizzera Ubs. In un colloquio con il Corriere della Sera aggiunge: “L’avvenimento più importante è stato il piano annunciato dalla Germania, che per la prima volta ha inaugurato una politica di aumento della spesa pubblica che ha creato un effetto dirompente sui mercati e sui tassi, con il Bund a dieci anni salito di 50 centesimi (mezzo punto percentuale) nel giro di pochi giorni e che ha stabilizzato i rendimenti dei titoli di Stato di altri Paesi come Italia e Francia”. Poi dazi Spreafico spiega: “Per il momento abbiamo i cosiddetti effetti annuncio, che sono comunque importanti. Ma non dimentichiamo che c’è già stata una amministrazione Trump, la prima, che ha imposto dazi”. Le ripercussioni sono tracciabili: “Buona fetta degli annunci dei dazi è già stata in larga parte assorbita dai mercati. Ha portato alle cosiddette rotazioni settoriali, con un maggiore interesse per i settori operanti nei mercati domestici e meno per quelli legati alle esportazioni. Il più grande esportatore in Europa è la Germania”.