“È stata una botta molto forte, non ce lo aspettavamo. Io ero già rimasta molto colpita da questo sdrammatizzare, quando si parlava del fantomatico 10% . Ma il 30 è superiore a quello che Trump aveva annunciato nel Liberation Day”. Così Irene Tinagli, europarlamentare Pd nella Commissione per i problemi economici. “Difficile fare una stima puntuale, in tutti i settori ci sono filiere a volte complesse. È verosimile la stima complessiva di 35 miliardi”, aggiunge nel colloquio con il Corriere della Sera. I settori più colpiti sono quelli “più soggetti all’export, a cominciare dalla moda, al tessile, parte della meccanica, la farmaceutica. Ma la cosa che colpisce non è solo l’entità del dazio ma il modus. Dopo un negoziato che andava avanti per mesi, e si era intensificato nelle ultime settimane, sembrava che alcune cose potessero cambiare”. E ancora: “L’Europa ha già un pacchetto di contromisure congelato. E in Europa ci sono due opposte visioni nei governi. C’è chi dice: abbiamo pronte le contromisure, adottiamole anche noi. E chi punta a prorogare, per cercare di agevolare il negoziato da qui fino al primo agosto”. Per Tinagli è finita la stagione dell’attendismo: “La linea felpata del farselo amico, giocare sull’amicizia, su fargli concessioni in anticipo non sta producendo risultati. Abbiamo frecce al nostro arco”. Ovvero “Tante leve per fargli male. Tutta la parte della regolamentazione delle big tech, e poi può valutare se a livello europeo sia possibile fare qualcosa sulla tassazione del digitale, i servizi finanziari, le stablecoin”.