“I dazi sono un flagello. Ma attenzione all’atteggiamento. Se pensiamo di fare muro contro muro la battaglia la perdiamo di sicuro”. Così Luca Zaia, presidente della regione Veneto, preoccupato per le ripercussioni delle misure volute da Donald Trump. In un’intervista a Il Corriere della Sera dice. “C’è troppa gente che sta a discutere del colore dei capelli di Trump o che si perde in discorsi sofisticati. Gli americani hanno eletto il loro presidente e, piaccia o non piaccia, sarà il nostro interlocutore nei prossimi 4 anni. Ma qui bisogna capire, in fretta se possibile, che abbiamo a che fare con un uomo d’affari”. E questo significa che “se ipotizza dazi al 25% probabilmente il punto di caduta vero è un altro. Del resto, lo ha detto lui stesso alla Casa Bianca a Zelensky: ‘Non ho mai fatto un affare senza un compromesso’. Quindi, l’Europa, che con i suoi 450 milioni di abitanti rappresenta il mercato più florido al mondo per gli Stati Uniti, deve essere consapevole che ha le sue carte da giocare”, sottolinea Zaia. Ma a una condizione: “Deve presentarsi unita di fronte a Trump. Non ha senso che i singoli capi di governo o di Stato si presentino da lui per condurre trattative singole. Nessuno da solo ha la forza di trattare da pari a pari”. E ancora: “Tra i Paesi europei del G7, il governo italiano è stato l’unico che ha guardato con attenzione alla elezione di Trump. Si è creato un canale di dialogo fra Meloni e Trump che potrebbe essere utile se venisse affidato all’Italia il ruolo di ponte fra Europa e Usa. Dobbiamo lavorare perché nasca un vero e proprio asse Ue-Usa. A quel punto nel mondo non ci sarebbe partita”.