“Io non ci sto a essere definito antimilitarista. Ricordo che anche io al governo ho aumentato le spese militari dall’1,2 all’1,4%. Ma per un miliardo e poco più di aumento di spesa militare abbiamo stanziato 12 miliardi per la sanità e 8,5 per la scuola. Non escludo che si possa parlare di eventuali aumenti in difesa. Ma considero inaccettabile il ‘come’, ovvero senza un progetto strategico e con impegni assolutamente insostenibili rispetto alle priorità degli italiani”. Così Giuseppe Conte, leader del M5S. In una intervista a La Stampa aggiunge che al posto di Giorgia Meloni “avrei tirato fuori il carattere e mi sarei battuto con orgoglio. Se si va solo a dire ‘signor sì’ non si fa un negoziato. Si firma una resa. Siamo sull’orlo del disordine globale e l’unica proposta che passa è l’aumento della spesa in armi, senza definire prima obiettivi, vincoli, modalità. Solo per accontentare Trump come ha ammesso Mark Rutte nel suo imbarazzante messaggio”. Conte poi spiega: “La contrapposizione Welfare-sicurezza è nei fatti. Dove li prendiamo i soldi? O affami gli italiani oppure non rispetti gli impegni sottoscritti, confermando il luogo comune della solita Italietta inaffidabile. Le firme di Meloni, dal patto di stabilità al piano di riarmo, all’aumento al 5% in sede Nato, sono un irresponsabile tradimento dell’interesse nazionale. Senza neppure un voto democratico. O se lei preferisce: bieco populismo”. E ancora: “Va fermata questa folle corsa al riarmo che ci vincola a un’economia di guerra anche in futuro. A tal fine, con le forze che si sono riunite all’Aja la scorsa settimana, lanceremo una Iniziativa dei cittadini europei (ICE) per raccogliere un milione di firme e vincolare la Commissione europea a preservare il modello sociale europeo e a rivedere la corsa al riarmo. E in autunno qui a Roma daremo vita a una grande convention per rafforzare la rete dei partiti e dei movimenti che condividono questa alternativa”.