“L’energia italiana è la più costosa d’Europa, questa situazione mette fuori gioco la produttività industriale nazionale. Per risolvere il problema, per ottenere il decoupling, servono misure strutturali”. Così Daniele Bianchi, presidente del Coordinamento dei Consorzi Energia di Confindustria, organismo che all’interno dell’associazione rappresenta le istanze degli oltre 30 consorzi territoriali per ottimizzare la gestione dell’energia per grandi energivori e pmi. Come riprota il Sole 24 Ore, per Bianchi il disaccoppiamento va realizzato agendo su tre leve: una quota parte di idroelettrico, una che riguarda gli impianti rinnovabili arrivati a fine incentivazione, l’energia acquistata dal Gse con contratti a lungo termine. “Per l’idroelettrico il termine delle concessioni – rappresenta una grande opportunità per il paese. Si tratta di quell’energia decarbonizzata, programmabile e competitiva di cui le imprese hanno bisogno. I produttori chiedono il rinnovo delle concessioni, le Regioni puntano a canoni più alti. Questo modello trasforma la più grande risorsa energetica nazionale in un’ulteriore tassa per le imprese e così non si forniscono al sistema imprenditoriale gli strumenti per affrontare il percorso del Green Deal”, spiega. Bianchi non è “contrario a priori al rinnovo delle concessioni, chiesto dai produttori, ma se questo deve avvenire per logica amministrata, e non in base al mercato, anche una quota dell’energia prodotta deve essere destinata all’industria con la stessa logica. I costi di produzione sono tra i più bassi d’Europa e siamo convinti che questa soluzione possa garantire un equo ritorno per gli investitori ed energia competitiva per imprese e famiglie”.