Con l’invasione russa in Ucraina e la conseguente crisi energetica “abbiamo immediatamente avanzato una serie di misure: tanto per cambiare, ancora una volta strutturali”. Così il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nella sua relazione di metà mandato all’assemblea privata dei soci, spiegando di aver proposto tra le altre cose, “un tetto al prezzo del gas deciso sulla base dei prezzi vigenti nei contratti in corso degli importatori, contratti che sono incredibilmente secretati. Invece di bonus a tempo – spiega Bonomi – ancora una volta la nostra proposta di taglio strutturale al cuneo fiscale, che lascia nelle tasche dei lavoratori fino a 35mila euro di reddito, l’equivalente di oltre mezza mensilità netta in più”.
Infine, ha sottolineato il presidente di Confindustria, “l’immediata decisione Ue di un nuovo fondo per sostenere i sovraccosti energetici e i costi di transizione dei Paesi membri in vista della sostituzione del gas russo, investimenti non coperti nei Pnrr nazionali”. Secondo Bonomi, tuttavia, “è risultato evidente che ci sono state forti pressioni prevalenti ostili: sia all’intervento sul prezzo del gas, che invece poi Spagna e Portogallo hanno realizzato, sia a interventi diversi dal bonus immediato alle famiglie”. Di qui, spiega il numero uno degli industriali italiani, “è nata la tassa sui cosiddetti extraprofitti energetici, come strumento di copertura del bonus 200 euro a 31,5 milioni di lavoratori dipendenti, pensionati e titolari di reddito di cittadinanza, mentre per gli autonomi si interviene con un fondo ad hoc di 500 milioni tutto ancora da chiarire”.