“Strangolare la produzione”. È la preoccupazione del presidente di Confindustria Ceramica, Augusto Ciarrocchi a fronte dell’aumento dei prezzi dell’energia. “Le imprese ceramiche italiane nel loro complesso realizzano all’estero circa il 70% delle vendite, con punte che superano l’80% per il comparto piastrelle. In questo quadro, di fortissima esposizione al commercio internazionale, è evidente che avere costi di produzione molto più elevati, rispetto a quelli dei concorrenti esteri, costituisce una serie ipoteca sul mantenimento delle nostre posizioni sui mercati internazionali. L’energia è un fattore produttivo primario per la manifattura ceramica: al di là del valore assoluto raggiunto dai costi energetici italiani, che è a livello di record mondiale, quello che ci massacra è il differenziale con gli altri Paesi (oltre 70% rispetto a Francia e Spagna e un multiplo rispetto ai concorrenti extra-UE) e la volatilità dei prezzi introdotta dalla scelta politica dell’abbandono del gas russo”, spiega nel dialogo con il Sole 24 Ore. E ancora: “L’industria europea assicura prodotti sicuri e realizzati con le migliori tecnologie possibili per minimizzare gli impatti ambientali in fase di produzione, grazie a oltre 2 miliardi di investimenti realizzati dalle nostre imprese in tecnologie e ricerca. Il rischio è ora quello di strangolare la produzione europea di questi prodotti, di cui l’Europa continuerà però ad avere bisogno”.