Sul rinnovo delle concessioni idroelettriche italiane, il ceo di Edison, Nicola Monti, dice che “gli interrogativi sono parecchi”. In un intervista a Il Sole 24 Ore spiega: “Parliamo di asset strategici e serve reciprocità nella Ue: perché l’Italia deve essere l’unica a mettere le concessioni a gara? Inoltre ogni Regione procede legiferando a modo suo: la Lombardia ha indetto la prima e unica gara, con scadenza il 18 ottobre, su due impianti in Valtellina gestiti da Edison, l’Abruzzo ci ha provato ma si è fermata dopo un’ondata di ricorsi, il Piemonte guarda al project financing, il Friuli ad altri meccanismi ancora. Insomma, una fortissima frammentazione”. Edison ha fatto ricorso al Tribunale delle Acque: “Uno dei temi principali è il mancato riconoscimento del giusto valore delle opere asciutte, ovvero l’indennizzo adeguato e dovuto al concessionario uscente per i beni di proprietà: per ora – in base alle nostre perizie – c’è una differenza di valutazione in rapporto di venti a uno rispetto a quanto determinato dall’amministrazione. Per questo abbiamo anche avviato un arbitrato. È evidente che non si può procedere così, a strappi, perché il Paese perde un’altra grande opportunità per realizzare investimenti fino a 15 miliardi e attivare una filiera tutta italiana”. La soluzione per Monti è la “riassegnazione delle concessioni a fronte di garanzie sugli investimenti: una strada che però si scontra con l’impegno preso dal precedente governo a mettere le gare nel capitolo concorrenza del Pnrr. Finora è stato difficile trovare con Bruxelles spazi di intervento su questo impegno, ma ci auguriamo che con la nuova commissione sia possibile rivedere questa posizione”.