Aurelio Regina, delegato per l’energia del presidente Emanuele Orsini, sostiene che “in Italia le imprese pagano l’energia più del doppio della Francia, un terzo in più della Germania e il 38% in più della Spagna”. In una intervista a La Stampa Regina spiega le ragioni di questo squilibrio: “In Italia costruire centrali e reti elettriche è sempre stato più difficile e costoso che all’estero, per le lunghe procedure di autorizzazione, per l’orografia complicata eccetera. Inoltre il nostro mix energetico è sbagliato, troppo sbilanciato sulle centrali termiche a ciclo combinato, che al momento generano l’energia più costosa. Il nucleare della Francia costa meno, l’eolico e il carbone della Germania costano meno, le rinnovabili e il nucleare della Spagna costano meno”. La soluzione è il nucleare: “L’economia italiana va verso una sempre maggiore elettrificazione, per via della decarbonizzazione e della crescente mobilità elettrica. Oggi consumiamo 320 TeraWatt all’anno, nel 2040 saliremo a 400 e nel 2050 a 600 TW, cioè il doppio di oggi. Sì alle rinnovabili, ma generare e stoccare una tale quantità di energie verdi non è fattibile. Fra l’altro il governo con tre decreti ha quasi cancellato le aree idonee a produrre rinnovabili a prezzi accettabili, la Sardegna rifiuta l’eolico, e arrivano continui no alle energie verdi dai comitati locali. In alternativa, i reattori nucleari di piccole dimensioni offrono una tecnologia sicura, prodotta in Italia. Ne basterebbe uno per fornire energia a un intero distretto industriale, e venti o venticinque per tutto il Paese”