“Impressiona confrontare i grafici del calo della produzione industriale con i rialzi dei prezzi dell’energia, come che vi fosse un nesso causale che, in effetti, c’è. Nel 2019, prima della pandemia, l’indice della produzione industriale era a 103, oggi è a 91; i prezzi del gas all’ingrosso allora erano intorno ai 20 € per megawattora, mentre la media degli ultimi 4 anni è il triplo, con quello di ieri a 55 €”. Lo scrive Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia, in un suo intervento su La Stampa. “Preoccupiamoci di passare questo inverno, perché dalla prossima settimana nel nord Europa arriverà una botta di freddo intenso e ridurrà ulteriormente le scorte in Europa, ormai sotto il 50%, contro il 68% dei precedenti due inverni a inizio febbraio. Le curve dei prezzi per le scadenze future si sono appiattite, e anche i prezzi per la prossima estate si mantengono sopra i 55 € per megawattora. Con questi livelli del gas, i prezzi dell’elettricità in Italia in borsa sono di nuovo oltre i 160 €/megawattora, record da fine 2023. Mentre i prezzi del gas sono alti in tutta Europa, quelli dell’elettricità in Italia hanno il triste primato di essere superiori agli altri paesi almeno di un 30%. Ciò per effetto del maggior peso, circa il 50%, che il gas ha nella nostra generazione elettrica”, scrive ancora. Tabarelli spiega: “A differenza della crisi del 2022, quando i prezzi furono molto più alti, l’industria italiana, e anche quella europea, soffre di più, per due ragioni fondamentali. La prima è che manca la crescita economica, quella innescata dal rimbalzo dalla pandemia del 2020, che permise alle imprese di scaricare sui prezzi i maggiori costi dell’energia, peraltro facendo anche ottimi profitti. La seconda è che sono venuti meno i generosi aiuti di stato riconosciuti nel 2021 e 2022, concessi o come taglio agli oneri di sistema e delle tasse, o come crediti d’imposta, elargizioni che hanno un po’ viziato sia imprese che consumatori”. Qual è la soluzione? “Nell’emergenza chiedere all’UE di allentare i vincoli sugli aiuti di stato. Successivamente, alzare lo sguardo sul medio termine e ritornare sulla diversificazione, che non sia solo rinnovabili, ma anche carbone e produzione interna di gas nazionale. Se la Cina ha prezzi dell’elettricità a 55 €/MWh è per il carbone, se quelli degli USA sono a 60 € è per l’estrazione di gas. Noi europei amiamo cose più complesse, ma è banalmente questo che spiega il vantaggio sull’energia della loro industria”.