La crisi è stata scaricata quasi interamente sugli operatori dell’energia, costretti a assumere “la funzione di ammortizzatore sociale in sostituzione dello Stato”. Sono stati infatti “oppressi da incessanti concessioni di piani di rateizzazioni, mancati pagamenti e insostenibili aumenti di garanzie richieste”. Anche gli interventi propositivi sono stati “scoordinati”, come dimostrano l’allungamento termini di mora e il congelamento delle condizioni contrattuali. Lo scenario è destinato inoltre a peggiorare nell’immediato, visto che gli insoluti “aumenteranno nelle fatturazioni di settembre e ottobre”. Il risultato è che nel comparto “sono attesi – si legge nella missiva – oltre 14.000 licenziamenti, oltre ai 30.000 indiretti nella filiera”. Inoltre, si sta decretando “la fine del mercato libero della vendita di energia elettrica e gas naturale; la sofferta conquista commerciale” raggiunta nel 2007.
L’Associazione ARTE chiede quindi di intervenire prima di tutto sul meccanismo di formazione del prezzo dell’energia. È necessario abbandonare il desueto metodo SPM, per passare al Pay as Bid, fissando però “un cap per tipologia di fonte, permettendo nell’immediato un effetto calmierante sui prezzi, risolvendo al contempo il delicato malinteso degli extraprofitti, oltre a ridurre drasticamente la speculazione gravissima in atto”. L’Associazione chiede anche di fissare un CAP sul prezzo del gas, che “garantirebbe gli stessi benefici, a testimonianza della necessità di separare – conclude – le fonti fossili dalle rinnovabili dal meccanismo di formazione del prezzo”.