Tecnicamente “è fattibile ma molto sfidante, non sono un esperto di Eastmed come gasdotto, perché non siamo concepiti dall’inizio come shareholder, visto che l’investimento lo fa chi ha il gas”. Lo dice l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, in audizione davanti alla commissione Esteri della Camera, nell’ambito della discussione della risoluzione sulle possibili iniziative e interlocuzioni del governo nei confronti dei Paesi aderenti al progetto Eastmed. Il progetto sarebbe “sfidante”, spiega il manager, “perché va a 2.500-3mila metri. Questa profondità risponde anche al problema della sicurezza, visto che i pipeline sono vulnerabili quando sono superficiali, circa 60-70 metri, come nel caso del North Stream”.