“Fino a oggi si è discusso se le Intelligenze artificiali fossero una bolla oppure no, questi Premi Nobel in Fisica confermano che c’è stato un passaggio epocale, e lo consolidano”. Lo dice padre paolo Benanti, teologo francescano, consigliere del papa sui temi che riguardano la tecnologia. In una intervista a la Stampa aggiunge: “Allo stesso tempo non va trascurato che è stata costruita una macchina cercando di imitare l’uomo. E ora la macchina mette in dubbio l’uomo stesso. E condiziona pesantemente i rapporti di potere geopolitico”. Padre Benanti analizza il valore dei riconoscimenti assegnati all’americano John J. Hopfield e al canadese Geoffrey E. Hinton, pionieri dell’Intelligenza artificiale: Ci sono due storie interessanti. La prima è che Hinton prima ha venduto a Google e poi ha pubblicato: è un’inversione del paradigma scientifico, prima diventa tecnologia e poi diventa scienza. L’altra è l’età dei due studiosi, non sono propriamente ragazzini: 91 e 76 anni”. Benanti parla di “reti neutrali” che “cambiano la quotidianità dell’umanità” in modo “ambiguo non meno della dinamite, non meno della radio che potrebbe essere usata in ambito bellico come per la pace. Sarà rilevante andare a osservare tutti gli usi che queste reti neurali presentano: dai più pacifici fino ai più eticamente problematici”. E ancora: “Qui c’è tutto quello che rende Hinton un Nobel, come Alfred Nobel che ha fatto la dinamite e poi è sfuggita di mano. Di punto in bianco i contemporanei di Hinton hanno notato che la sua invenzione non è “solo” un elemento nuovo che serve per costruire device più forti, ma è anche qualcosa che può essere usato per discriminare le persone, aggirare sistemi legali e quant’altro di illecito o deplorevole. Che cosa veramente una black-box di questo tipo è giusto che faccia o non faccia non è più semplicemente un tema di dibattito tecnico, adesso è una questione sociale, politica ed etica decisiva”.