Imprese, Confindustria: Ets non funziona, Ue rischia di colpire solo se stessa

“Nel dibattito sulla decarbonizzazione industriale, l’ETS resta lo strumento centrale secondo la Commissione. Tuttavia, l’esperienza degli ultimi dieci anni dimostra che il sistema, così com’è concepito, non funziona per l’industria manifatturiera”. Lo dice il delegato del presidente di Confindustria per l’energia, Aurelio Regina, in audizione davanti alla commissione Attività produttive della Camera, nell’ambito dell’esame della Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul patto per l’industria pulita, una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione. “Sebbene le emissioni ETS si siano ridotte del 44% tra il 2013 e il 2024. Questa riduzione è però attribuibile in larga parte al settore elettrico (-55%), che ha beneficiato di 170 miliardi di euro di incentivi alle rinnovabili solo in Italia. L’industria manifatturiera, invece, ha ridotto le proprie emissioni di appena il 23%, ma sopportando costi elevatissimi – aggiunge -. Il meccanismo di mercato non ha incentivato la transizione: ha solo aumentato la pressione finanziaria sulle imprese, senza garantire un ritorno in termini di investimenti green. A questo si aggiunge una distorsione competitiva evidente: il prezzo delle quote ETS europee è fino a quattro volte superiore rispetto ad altri sistemi di carbon pricing nel mondo, e in alcuni periodi (come il 2022) ha toccato anche differenziali di 6 a 1. Meno del 25% delle emissioni globali è oggi coperto da sistemi simili all’ETS, e nessun altro ha introdotto un meccanismo con costi paragonabili. L’Europa rischia quindi di colpire solo se stessa, alimentando fenomeni di carbon leakage e spostando produzioni in aree meno regolate, senza benefici per il clima”. (Segue)