“Le revisioni dei dati retrospettivi hanno confermato che l’Eurozona è entrata in recessione tecnica nella seconda metà del 2023. Tuttavia, la flessione, guidata dalle economie più cicliche in seguito al crollo degli scambi commerciali a livello mondiale, si è rivelata di breve durata dopo che il blocco è tornato a crescere nel primo trimestre del 2024. Il Pil reale è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, con una ripresa della crescita anche in Germania. L’Italia (0,3%) e la Spagna (0,7%) hanno entrambe registrato una crescita superiore alle previsioni del consenso, e anche la Francia (0,2%) ha registrato un piccolo miglioramento”. Così Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist di Schroders.
“Le nostre prospettive per l’Eurozona sono sostanzialmente invariate – continua -: una combinazione di inflazione più bassa e allentamento della politica monetaria dovrebbe sostenere la ripresa della domanda. Tuttavia, il passaggio strutturale a un aumento dei costi interni dell’energia e del lavoro suggerisce che l’Europa beneficerà meno che in passato della ripresa del commercio mondiale”.
“Le nostre stime sulla crescita del Pil dell’Eurozona sono state riviste al rialzo dallo 0,7% allo 0,9% per il 2024 e rimangono invariate per il 2025 all’1,8% – dice ancora Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist di Schroders -. Si tratta di previsioni più ottimistiche rispetto a quelle del consenso, rispettivamente dello 0,6% e dell’1,4%. L’inflazione si è dimostrata più vischiosa di quanto avessimo previsto in precedenza, in parte a causa degli effetti dei prezzi dell’energia, dato che i governi hanno eliminato i sussidi energetici e gli eventi geopolitici in Medio Oriente hanno provocato un aumento dei prezzi del petrolio. Per il resto, l’inflazione è scesa al 2,4% su base annua ad aprile rispetto al 2,8% di tre mesi prima. Abbiamo alzato le nostre stime sull’inflazione dal 2,1% al 2,3% per il 2024. Sebbene il calo dei prezzi del gas all’ingrosso ci abbia spinto a ridurre la nostra previsione per il 2025 al 2,4%, dal precedente 2,8%, vale la pena notare che la nostra previsione è superiore alle stime di consenso dell’1,9%”.
“Per quanto riguarda la Banca centrale europea, le nostre stime prevedono che il primo taglio avverrà durante il meeting di giugno, e che sarà seguito da altri tre tagli di 25 punti base entro la fine dell’anno – conclude -. Prevediamo che la Bce effettuerà altri due tagli di 25 punti base nel primo trimestre del prossimo anno, per poi rimanere ferma per il resto del 2025. La pausa sarà probabilmente forzata dal riemergere delle pressioni inflazionistiche. Con la ripresa della domanda interna e il ritorno della crescita al di sopra del trend, la mancanza di capacità produttiva inutilizzata, in particolare nei mercati del lavoro, dovrebbe far risalire l’inflazione salariale, costringendo le imprese ad aumentare i prezzi dei propri prodotti. Sebbene l’Eurozona stia uscendo da una fase di contrazione ciclica, i tassi di disoccupazione sono rimasti vicini ai minimi decennali, evidenziando l’impatto dell’invecchiamento demografico e dell’accumulo di manodopera”.