“È un errore che Trump ha commesso per ragioni di ego”. Lo dice Ian Bremmer, commentando lò’attacco americano in Iran. Il problema, come spiega a Repubblica, sono le conseguenze: “Invece di risolvere la crisi, il raid aumenta i rischi di escalation”. Il fondatore di Eurasia si aspettava l’attacco “la settimana scorsa. La leadership iraniana aveva detto che non era disposta ad arrendersi, perché la rimozione del programma nucleare avrebbe messo a repentaglio la sua legittimità. Quindi, se fosse dipeso da loro, avrebbero preferito che gli Usa bombardassero. Trump aveva chiarito che voleva la resa, altrimenti avrebbe attaccato, perciò lo ha fatto”. Bremmer non crede sia la mossa giusta, perché “i rischi di escalation sono ora molto maggiori di quanto non vogliano ammettere gli Usa. E poi non era necessario. I bombardamenti condotti dagli israeliani, con l’aiuto degli americani, avevano già rallentato il programma nucleare iraniano di almeno 9 mesi, forse di anni. Quindi Trump non aveva bisogno di attaccare questo fine settimana, anche perché quasi tutta la comunità internazionale era dalla sua parte. Il presidente però voleva evitare che Israele si prendesse tutto il merito dell’operazione, anche perché negli ultimi tempi ha fallito i negoziati sull’Ucraina, Gaza e l’Iran, e quindi aveva bisogno di un successo militare. Lo ha fatto per ego, non per necessità di sicurezza nazionale, perciò penso sia un errore”.